Il 3 ottobre 2013, ore 4. 30 del mattino avvenne uno dei naufragi più gravi, o forse il più grave, nel Mar Mediterraneo. In quel naufragio persero la vita 368 persone, in maggioranza eritrei, i superstiti furono solo 155, il peschereccio che partì dal porto libico di Misurata il 1 ottobre 2013 caricò a bordo tra le 520 e 530 persone. Al momento del naufragio il peschereccio si trovava a poche miglia dalle coste lampedusane, poco distante dalla bellissima Isola dei Conigli, per attirare l’attenzione e chiedere soccorsi, il “Capitano” del peschereccio bruciò una coperta che provocò molto fumo spaventando i passeggeri, che si spostarono su un solo lato del natante provocandone il rovesciamento in mare. Per questa strage venne arrestato il “capitano” della nave Khaled Ben Salem, tunisino di Sfax, con l’accusa di omicidio plurimo, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e naufragio. Il “Capitano” faceva parte di un’organizzazione libica che gestiva il traffico di essere umani dalle coste libiche a quelle italiane. Khaled Ben Salem fu condannato a 18 anni di carcere dalla Procura di Agrigento, con rito abbreviato.
A prestare i primi soccorsi in mare ai naufraghi furono imbarcazioni civili e i pescherecci dei lampedusani, la Guardia Costiera italiana impiegò quasi un’ora, invece, per arrivare sul luogo del naufragio.
Dal 2016, la data del 3 ottobre fu dichiarata Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, con una legge voluta dal Parlamento italiano e promulgata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 21 marzo 2016.
Ma cosa è davvero cambiato dopo il naufragio del 3 ottobre 2013 ?
Pochi giorni dopo quel naufragio, l’11 ottobre avvenne un’altra catastrofe in mare, che verrà ricordata come “il naufragio dei bambini”; un natante, che trasportava profughi siriani, cominciò a imbarcare acqua e affondò tra le acque maltesi e italiane. Nessuno dei due Paesi prestò soccorso, in quel naufragio trovarono la morte anche 60 bambini. L’allora Presidente del Consiglio, Enrico Letta, sull’onda emotiva di quelle stragi diede il via, il 18 ottobre 2013, all’operazione “Mare Nostrum” affinché simili tragedie non si ripetessero, e in effetti il pattugliamento di quella parte di Mediterraneo permise il salvataggio in un solo anno di 170.00 persone.
Tuttavia, considerato i notevoli sforzi economici l’operazione “Mare nostrum” durò solo un anno, per essere sostituita da un ‘altra operazione, interamente a carico dell’Unione Europea: l’ operazione “Triton” che rispetto all’operazione italiana di salvataggio e soccorso in mare, nacque con un altro fine : il controllo delle frontiere in mare.
Da questa operazione ai Trattati con la Libia del Governo Gentiloni del 2017, Italia e Europa iniziarono a perseguire un solo fine : non far entrare i migranti in Europa, creando un vero e proprio “muro” nel Mar Mediterraneo.
Con gli accordi Italia – Libia, l’Italia è riuscita a esternalizzare le sue frontiere, e a socchiudere la porta d’ingresso dell’Europa. Questi accordi hanno creato, sostenuto, foraggiato, campi di detenzione (che sarebbe più corretto definire lager) dove vengono ignorati i più elementari diritti umani. Si è delegato alla Guardia costiera libica il compito di bloccare i flussi migratori che dall’Africa attraversano il Mar Mediterraneo per giungere in Europa; ma questo non ha fermato le stragi in mare, come dimostrano le cronache recenti. I numeri delle persone naufragate nel Mediterraneo si fanno più contenuti, ma le persone continuano a morire in mare, con viaggi al limite della sopravvivenza, organizzati proprio dagli stessi libici che gestiscono i campi di detenzione e che fanno accordi con la Guardia costiera per organizzare le partenze. Il business del traffico degli essere umani rimane sempre quello più redditizio per i libici, anche e soprattutto, con la guerra civile. Gli sforzi del “comitato del Tre ottobre” è notevole per ricordare le vittime del naufragio, a fronte di politiche in materia di immigrazione, che si fanno sempre più aspre e inumane, in totale dispregio dei valori fondanti dell’Unione Europa, dei principi internazionali e dei diritti umani In questo contesto, la società civile che lotta per cambiare questo sistema deve essere sempre più unita e compatta per far sentire la sua voce; la giornata della memoria deve essere un monito per l’Europa. Chiudere le frontiere, alzare muri anche nel mare, non servirà a fermare il flusso di persone che scappa da guerre, carestie, e povertà. L’Europa deve prendere consapevolezza di questo e cambiare le politiche sull’immigrazione.
Lucia Anna Todisco
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