Ieri 15 luglio, si è svolto a Montecitorio il presidio organizzato dalla Rete “Restiamo umani” contro il cd. Decreto Salvini bis, all’esame del Parlamento in questi giorni e nelle prossime settimane.
La piazza era piena di quelle anime della società civile che si sono schierate contro le politiche inumane e securitarie del Ministro dell’Interno, complice delle morti in mare e nei lager libici; continuando a finanziare la guardia costiera libica, infatti, non si fa altro che alimentare il traffico di essere umani che dice di voler combattere, organizzato dalle milizie libiche, e con cui il governo Gentiloni- Minniti ha fatto, consapevolmente o inconsapevolmente, accordi.
Anche in questo secondo decreto continua l’estenuante lotta ideologica che il Ministro degli Interni fa alle navi delle ONG, prevedendo sanzioni sempre più severe nei confronti dei comandanti delle imbarcazioni che effettuano salvataggi in mare, questo costituirà un deterrente sempre più forte non solo per le ONG, ma per tutte le imbarcazioni che si dovessero trovare sulla rotta dei disperati che tentano di approdare in Italia.
La piazza era piena si, ma c’è da rimanere sbigottiti difronte all’assenza degli africani che vivono in Italia, dei black italians, dei giovani afro discendenti : un’assenza che non trova giustificazioni.
In questo momento storico particolare c’è una grande necessità di far sentire la voce del dissenso, con il passare degli anni e dei governi la Costituzione italiana viene sempre più calpestata, venendo disconosciuti i principi, e i valori democratrici e di solidarietà del Paese, valori di cui andare solo fieri.
Scendere in piazza, oggi, significa non voltarsi dall’altra parte, non dimenticare che l’Italia ha vissuto la crudele esperienza del fascismo, delle leggi razziali e delle deportazioni degli ebrei italiani nei campi di concentramento. Non si può assistere inermi e indifferenti ad una nuova deriva fascista, che per ragioni storiche e geopolitiche oggi sta facendo altre vittime : nella maggior parte dei casi, Africani.
Allora non è comprensibile la loro assenza nelle piazze, che è l’unico posto dove far sentire la voce del dissenso, completamente azzerata in questi anni in Parlamento; è anche per loro se si scende in piazza, perché in quel lager, su quei gusci di noce che transitano nel Mediterraneo ci sono le sorelle e i fratelli della Terra Africana , che cercano la salvezza come l’hanno cercata altri prima di loro.
Gli africani che vivono in Italia, e che stanno assistendo a questa degenerazione razzista e xenofoba devono scendere in piazza con chi quel dissenso lo sto gridando a gran voce, perché non riconosce più il proprio Paese, violato nei suoi principi fondanti.
L’integrazione si può e si deve fare, a nessuno interessa e non sarà un vantaggio per nessuno un Paese ghettizzato, ma è quello che succederà presto se gli africani che vivono in Italia non prenderanno coscienza del loro valore, di essere cittadini anche loro di questo Paese, dove la solidarietà è uno dei principi fondanti della sua Costituzione. La battaglia dei cittadini italiani che non vogliono rendersi complici del genocidio degli africani deve diventare la battaglia anche degli Africani in Italia.
Lucia Anna Todisco
©Vision Channel Africa